Non c’è neppure la scusa del rock. La musica maledetta può arrivare anche dalle note un po' stonate di un flauto dolce. L’unico rimedio è non ascoltare. La ragazzina ha i tappi alle orecchie. Lo vuole il padre, un imam di Reggello, a pochi chilometri da Firenze. I compagni di scuola suonano e solfeggiano, lei non può ascoltare. Silenzio. Suo padre è stato chiaro. Lo ha detto ai professori e al preside.
Quei tappi, quella censura, salveranno l’anima e l’identità della figlia: «La musica è da infedeli, lei non può seguire le vostre lezioni». Così lui, il padre padrone, ha chiuso la vicenda. O l’ora di musica la fa con le orecchie tappate o la figlia non andrà più a scuola. E allora il compromesso lo hanno dovuto trovare le insegnanti, lui ha dettato le regole, la scuola ci ha messo la fantasia e la buona volontà. Per non danneggiare la bimba, per non toglierle la possibilità di stare con i compagni di classe: quando ci sarà lezione di musica lamamma o il papà andranno a scuola, entreranno in classe e le metteranno i tappi alle orecchie. E lei resterà lì seduta, assente e attonita, come se guardasse un film senza volume, vedrà una professoressa battere il tempo e ragazzini suonare. Ma non sentirà nulla. Le verifiche saranno scritte, niente pratica. Prendere o lasciare.L’imam non ha intenzione di mediare. Non importa se c’è una legge che parla di scuola dell’obbligo, non importa se alla bambina piace studiare, essere uguale ai compagni. L’imam continua a ripetere: «La mia religione vieta alle bambine di ascoltare la musica, tanto meno quella degli Infedeli».
È per colpa di questa rigidità che l’anno scorso la bambina è stata bocciata. Troppe assenze. Gli insegnanti non hanno neppure potuto darle i voti, l’hanno vista troppe poche volte.
La preside ha segnalato le assenze al sindaco, ai carabinieri. Si è aperto il processo nei confronti del padre che l’ha tenuta a casa, e se a maggio il giudice di pace deciderà che il padre è da condannare, gli farà pagare una multa. Al massimo. Intanto il giudice di pace alla notizia dei tappi ha commentato: «Una vittoria per la bambina». E così a Reggello ha vinto la rigidità di un imam che detta le sue regole. «È una sconfitta per la scuola» ha detto la dirigente scolastica. Ma Costantino Ciari, consigliere comunale a Pian di Scò, comune che confina con Reggello non ci sta: «Ma altro che sconfitta della scuola, è la sconfitta dello Stato. E nessuno, davanti a questa assurda scelta si è meravigliato. Hanno accettato in silenzio, per il quieto vivere. E che succede la prossima volta?».
Eppure la musica non è che l’ultimo «incidente» nelle scuole. Ci sono stati i crocifissi, tolti dalle pareti delle aule per non disturbare la sensibilità dei bambini di altre religioni o per non innervosire i genitori che di religione non ne vogliono neppure sentire parlare. Per lo stesso motivo a Natale molte scuole hanno scelto di non fare il presepe. Poi ci sono state le mense e i menù differenziati.
Anche in questo caso sono arrivate accuse ai dirigenti scolastici perché non mostravano abbastanza sensibilità nei confronti dei bambini che non potevano mangiare prosciutto o carne di maiale. Un problema che non è solo dell’Italia. In Francia in tempo di crisi addirittura diverse scuole hanno dovuto rinunciare al menù occidentale per tenere solo quello musulmano. Scelte che dovrebbero inquietare, un’Europa che dovrebbe interrogarsi davanti ad una perdita continua di identità, che sceglie un buonismo controproducente, che oggi arriva addirittura a imporre il programma scolastico in nome della religione. Intanto a Reggello ha vinto la rigidità di un imam, l’ottusità di un padre padrone che fa predica agli altri musulmani, che non nasconde il suo disprezzo per le donne. Dall’altra parte - sconfitti - restano la scuola e lo Stato, l’Occidente. Lui, il padre padrone, aveva stabilito la sua regola, la scuola ha obbedito. «Ma poi - continua Ciari - cosa succederà quando la ragazzina nell’ora di italiano dovrà leggere la Divina Commedia e troverà che Dante ha infilato Maometto all’inferno?». «Come è difficile essere la figlia dell’imam» avrà pensato la bambina di Reggello. Guardare gli altri da un banco, guardarli senza poterli sentire.
Fonte: Il Giornale
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