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SR 69, "TERZO LOTTO BLOCCATO. DI CHI LA COLPA?"
Data pubblicazione 27/07/2011 12:08:08

 

"Clamoroso - dichiara il capogruppo di Rifondazione comunista in Consiglio provinciale - Il terzo lotto della Variantina alla strada regionale 69 di Figline Valdarno è stato nuovamente bloccato. Il Tar interviene su un ricorso di un privato che contesta la corretta valutazione della distanza della strada dalla propria abitazione. Chi ha sbagliato?". Calò ha diffuso una nota. Di seguito il testo.

"Oggi (lunedì 25 luglio, ndr) l’Assessore Provinciale alle Infrastrutture ha risposto in aula ad una nostra interrogazione presentata a gennaio 2011 dove Rifondazione Comunista chiedeva spiegazioni sullo stato di avanzamento dei lavori e sugli esiti della gara. Si tratta dell’ultimazione di un’opera che dovrebbe, collegare il Ponte sull’Arno con la Massa. Il terzo lotto della Variantina SR69 misura 60 metri di lunghezza ed inizia dal Ponte sul Torrente Galliana e termina in prossimità della rotatoria in zona stadio. Un’opera essenziale per tutto il Valdarno Fiorentino e che costerà circa un milione ed 800 mila euro, interamente finanziati dalla Regione Toscana.
Per un motivo o per un altro i fatti hanno sempre smentito le dichiarazioni rilasciate dal Sindaco di Figline Valdarno e dalla Provincia di Firenze poiché a tutt’oggi la viabilità non è migliorata e non si è messo in sicurezza il fatidico tratto urbano ritenuto strategico dagli Amministratori Locali. Dunque la sentenza del Tar obbliga le amministrazioni locali ad allontanare il tracciato dai muri perimetrali dell’abitazione privata. Superficialità, approssimazione o incompetenza? Qual è l’Ente che ha valutato male la distanza del tracciato? Non fa una bella figura la Provincia di Firenze, sotto l’occhio del ciclone in merito all’utilità della stessa e balzata sulla stampa per aver erogato un premio di produttività di 20.000 euro al dirigente della viabilità nel bel mezzo di tagli indiscriminati alle risorse degli Enti Locali. Parimenti non fa una bella figura il Sindaco di Figline Valdarno, se si scoprisse che a sbagliare è stata la sua Amministrazione Comunale.
Per Rifondazione Comunista è necessario che la Provincia di Firenze, il Comune di Figline Valdarno Fiorentino chiariscano senza alcun indugio lo stop ai lavori, rendano pubbliche in modo tempestivo e trasparente le motivazioni e le responsabilità, rimuovendo ostacoli, ritardi e tutte approssimazioni tecniche gestionali.
Noi continueremo ad incalzare le Amministrazioni Locali del Centro Sinistra, ad onorare gli impegni assunti con la cittadinanza e dell’intero tessuto economico e sociale del Valdarno Fiorentino".
 

Ufficio Stampa Consiglio provinciale di Firenze
 


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oggetto: Il depistaggio da: Zorro
   27/07/2011 ore 15:48
  Il depistaggio è uno degli sport nazionali più praticato.
L’accertamento dell’eventuale danno erariale compete alla Magistratura Contabile – ovvero alla Corte dei Conti - non all’opposizione (vi garberebbe mettervi d’accordo vero?);
Ciò che ci si rifiuta di prendere in considerazione è quello che al contrario potrebbe essere, invece, la chiave di volta della questione. L’elenco è cosi lungo che pare di sparare sulla Croce Rossa: dalle Lambruschini alla passerella dalla parte sbagliata del ponte, dalle Borra alla Variantina, dal ponte sull’Arno (chiaramente previsto per il 2000 MAI !!! mentre i “cugini” del valdarno aretino stanno per vararlo davvero e pure bello nel disegno di Calatrava – sarà mica che…. siamo noi i bis-cugini? Cioè voglio dire più bischeri che cugini?) alla vera variante alla 69 (aspetta e spera), dal centro dotato di connessione Wi-Fi alla Variante tra la Sp16 e la Sp 56. Vabbè lo so è noioso a morte copio un link leggetelo è esilarante per il totale dico totale mancato rispetto degli impegni presi in quella sede istituzionale: http://metold.provincia.fi.it/comunicati/comunicato.asp?id=73181
Quello che emerge – per chi ha un minimo di obiettività (o almeno secondo me) – è un’ incapacità ed una inettitudine conclamata. Siamo di fronte ad uno dei peggiori governi locali (provinciali e comunali) dal dopo-guerra in qua.
Sulla tripartizione del progetto: siamo a conoscenza o no dei compiti che derivano ai vari enti ai sensi e per gli effetti della L.R. 18 febbraio 2005, n. 30 Art. 2 e 3 – Capo II? Ed a quale livello progettuale occorre attivare la procedura? Ho il sospetto che lo si ignori e lo si sia ignorato. Mi chiedo si sia troppo comodo individuare il “capro espiatorio” (tecnico) del momento, anche perché i dirigenti ed i RUP sempre a chi ha il compito di amministrare fanno riferimento e son nominati e/o confermati. Quindi non ci sono scusanti. Ed ora ….. come la mettiamo che sia stato un bene che abbiano vinto questi cialtroni qui?

oggetto: Chia pagherà per l'errore commesso? da: James Connolly
   27/07/2011 ore 14:45
  Considerato che per determinati lavori occorre la tripartizione di progetto in preliminare,definitivo ed esecutivo; viene da chiedersi come sia stato possibile che in nessuna delle tre fasi su citate, ci si sia accorti del problema.

Poichè mi rifuto di credere di essere amministrato da schiocchi incompetenti votati dal 75% di noi cittadini, mi viene spontaneo avere dei cattivi pensieri: ".. e se, l'errore fosse già stato individuato, ma dopo il premio e, pertanto, divenuto di difficile gestione politica si sia deciso di tentare la sorte, nella speranza che il cittadino potesse avere la peggio, nella diatriba?

Mi domando anche:
- Chi pagherà per l'errore commesso?
- Quanto ci costerà recuperarlo?
- L'opposizione aveva visionato la documentazione?
- L'opposizione verificherà se sussistano i presupposti del danno erariale, conseguente a negligenza?
- Il Dott. Nocentini,riuscirà a "giustificare" anche questa defaillance?

Quando si verificano casi di questo tipo, la mia memoria va alla legislazione anglosassone,poichè, riguardo ai soldi dei cittadini, se spesi male, non scherza con conseguenze.

James Connolly

oggetto: RE: Chia pagherà per l'errore commesso? da: Tuscaloosa
   28/07/2011 ore 14:11
  James, in parte ti ha risposto Laura Cantini, vice..,nella dichiarazione odierna,quando afferma che nel caso in cui la problematica non possa risolversi altrimenti, procederanno con l'esproprio perchè l'interesse pubblico deve sempre essere prevalente rispetto a quello privato. Naturalmente, il cittadino, sarà compensato con "il giusto indennizzo".

Quindi: - saremo noi a pagare per l'eventuale errore (o altra definizione) commmesso, perchè l'ingiusto indennizzio al cittadino rimasto fregato,comunque lo paghiamo noi;
- La responsabilità non è di nessuno - nessuno ha sbagliato - i calcoli erano/sono esatti - si tratta soltanto di dettagli -" ..un muro " - per i quali non occorre allarmarsi poi così tanto.

Riguardo all'equo indennizzo, impropriamente definito, in questo caso "giusto indennizzo", vi invito a leggere l'articolo di Claudia Moretti, apparso sul sito dell'ADUC,il 15/12/2066.
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Articolo di Claudia Moretti 15 dicembre 2006 0:00
Chi ha avuto la triste esperienza di un espropriazione per pubblica utilita', conosce l'immane trafila per ottenere un equo ristorno economico per la perdita dei propri beni. La materia e' complessa, composta di numerose norme che si sono accavallate nel tempo, oggi finalmente riunite in un testo unico, il D.p.r. 327 del 2000, che riproduce sostanzialmente le disposizioni di vecchio tenore in una mirata e puntuale procedimentalizzazione dell'esproprio. Ma l'onda delle espropriazioni passate non si e' ancora esaurita ed esistono tutt'oggi casi e pronunce giudiziali che affrontano il problema da vecchie retrospettive in cui i Comuni spesso hanno operato senza tener alcun conto dell'altruita' del bene privato.

L'espropriazione per pubblica utilita', per chi invece, fortunatamente, non ne avesse fatto esperienza diretta, e' la procedura ablativa che un ente pubblico (solitamente il Comune) adotta per ottenere coattivamente la cessione di un bene immobile dal cittadino proprietario. Si chiama "per pubblica utilita'" perche' e' successiva ad un provvedimento in cui (nelle sedi istituzionali amministrative) si delibera, piu' o meno esplicitamente, la necessita' di acquisire detti immobili per la realizzazione di opere a vantaggio della collettivita'. Nulla di male, sin qui.
Ma il punto dolente dell'intera materia e dell'intero procedimento espropriativo e' il quntum debeatur, ossia quanto deve corrispondere l'ente pubblico espropriante al privato, per lo spoglio dei propri beni. Quanto spetta al privato? Quanto gli spetterebbe se decidesse di vendere, secondo il valore venale oppure, in vista dell'interesse pubblico su citato, spetta ai Comuni uno "sconto"? E se si', di che entita'?
Fino a pochi anni fa vigevano norme di vecchissima data (di fine 1800) in cui si accordava al privato il diritto ad avere l'intero prezzo effettivo di mercato, visto e considerato che gia' subiva una compressione del proprio diritto di proprieta'. Poi le cose sono cambiate, e lo Stato ha reclamato esigenze di rifinanziamento e risanamento dei conti pubblici.
In particolare, con la legge 359/1992, nel suo articolo 5 bis, oggi riprodotta integralmente nell'art. 37 del testo unico citato, si prevedeva che se il cittadino si rifiuta di vendere volontariamente il bene da espropriare, l'ente espropriante avrebbe potuto procedere coattivamente decurtando il 40%, l'indennita' calcolata secondo il valore venale e di mercato. Il tutto con applicazione retroattiva (sigh!)!
Insomma, in poche parole "se non mi dai la terra al prezzo che ti impongo, sappi che tanto te la prendo lo stesso e al 40% in meno del suo prezzo commerciale." Il che evidentemente impone al privato, con fare ricattatorio, la vendita al prezzo prestabilito dall'amministrazione.

Tale meccanismo, che ha l'indubbio pregio di velocizzare la cessione e di salvaguardare le tasche delle amministrazioni locali ai danni del privato, e' stato avvallato da numerose pronunce della Corte Costituzionale (sent. n. 442/1993; n. 153/1995, n. 147/1999), che lo ha persino elevato a norma fondamentale di riforma economico sociale, attinente ai principi generali del diritto di proprieta', secondo gli articoli 3 e 42 della Costituzione.

Peccato (e per fortuna) che la norma non piaccia affatto alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo (CEDU)!!
Una recente pronuncia della Corte, sentenza del 29 luglio 2004, Scordino contro Italia, ispirata al Protocollo addizionale n. 1 allegato alla Convenzione europea dei diritti umani che protegge la proprieta' privata, smonta radicalmente l'impianto italiano in materia di indennita' di esproprio. In sintesi, la Corte asserisce che, meccanismi procedurali a parte (della quale si mostra per lo piu' disinteressata) cio' che conta e' il prezzo finale con cui si ripaga il privato dello spoglio subito. Ebbene tale prezzo non puo' non essere assimilato a quello del valore venale e commerciale del bene stesso.
Alla stregua di un vero e proprio terremoto, la Corte, fedele alla sostanza delle cose, piu' che al cavillo formale tipico del nostro Paese, ha cosi' chiesto all'Italia una nuova riformulazione della materia, e la fine della violazione dei diritti umani, fra cui - che piaccia o no- quello della proprieta' privata, protetto dalla Convenzione e dal Consiglio d'Europa.
Gli effetti di tale pronuncia si sono fatti immediatamente sentire anche nelle nostre aule giudiziarie. La Corte di Cassazione, con ordinanza del 26 settembre - 19 ottobre 2006 n. 22357 ha infatti sollevato nuova questione di legittimita' costituzionale, anche e proprio in merito a quanto statuito in Europa.
Adesso la palla ritorna alla Corte Costituzionale. Siamo curiosi di vedere se, anche dopo la tirata d'orecchie di Strasburgo, la Corte avra' il coraggio di difendere ancora il diritto di proprieta'.all'italiana.
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Pertanto, se le cose non sono cambiate, il cittadino XX della situazione, subirà una vera e propria ingiustizia perchè il provvedimento zampillerebbe non "dal bene comune" come si vuole far credere, bensì dal fatto, che tale necessità sorgerebbe da un errore di progettazione (o svista) che solo ha creato tale necessità .
Tuscaloosa


oggetto: RE: RE: Chia pagherà per l'errore commesso? da: isidoro
   29/07/2011 ore 19:40
  E inutile che fai questa domanda, sai benissimo che non paghera nessuno.
La legge Bassanini solleva il sindaco dalle responsabilità tecnico amministrative, ed i dirigenti che sarebbero responsabili non vengono mai sanzionati dal sindaco che è il loro superiore.
Non paga mai nessuno per gli sbagli commessi...

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