di Giovanni Meucci
Il tragico terremoto che venerdì 11 marzo scorso ha colpito il Giappone, ha riportato di attualità il dibattito sulla responsabilità delle scoperte scientifiche e delle nuove tecnologie riguardo al rispetto della vita dell’uomo e della natura. Lo tsunami provocato dal terremoto, infatti, ha danneggiato i reattori della centrale nucleare di Fukushima causando la costante fuoriuscita di sostanze radioattive, di cui ancora non si possono calcolare le future conseguenze sulla popolazione locale e sul resto del Pianeta. Il ‘900 è stato un secolo particolarmente segnato dagli aspetti negativi dei progressi della tecnologia: le due Guerre mondiali, lo sterminio degli ebrei, le bombe atomiche. Durante gli anni della guerra fredda, dal 1960 al 1990, tutta l’umanità ha vissuto nel terrore che, da un momento all’altro, un solo folle avrebbe potuto causare la distruzione della Terra semplicemente premendo un bottone. Cinema e teatro hanno messo in scena spesso questo tema dando vita a opere diventate ormai dei classici come il film di Stanley Kubrick Il Dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Gb 1964) e il giallo poliziesco di Friedrich Dürrenmatt I fisici (Svizzera 1962). Da cui è stato liberamente tratto il dramma poliziesco Lo strano caso del Dottor Mobius, che il prossimo 19 aprile, alle ore 21.15, presso il teatro Giuseppe Garibaldi di Figline Valdarno, verrà portato in scena dal Laboratorio teatrale del Liceo Classico “Marsilio Ficino”.
Questa volta, contrariamente ai due anni passati, spiegano la regista Simona Gonnelli e il coordinatore del Laboratorio teatrale Giovanni Meucci, non è stato facile scegliere un testo che potesse coinvolgere i ragazzi e, contemporaneamente, riflettesse su problematiche serie ed attuali. Con la scelta di rappresentare Il drago di Eugenij Schwarz, per gli anni scolastici 2008/2009 e 2009/2010, abbiamo voluto iniziare un percorso di lavoro che, attraverso un’adeguata maturazione dei ragazzi, dovrebbe portarci alla possibilità di rappresentare una tragedia classica o un dramma di Diego Fabbri. Vi sono, infatti, alcune difficoltà da dover superare prima di potersi accostare a testi così impegnativi: il linguaggio, la complessità delle storie e degli argomenti trattati, il livello molto elevato di recitazione che richiedono. Problemi che richiederebbero molto più tempo a disposizione di quanto spesso si riesca a trovare dovendo conciliare il Laboratorio con il normale percorso scolastico degli alunni e gli altri impegni extra-scolastici. Quindi, il nostro lavoro deve procedere lentamente valorizzando il più possibile il tempo a nostra disposizione. Secondariamente, dato l’intento educativo del nostro Laboratorio, non è facile trovare testi che alla giusta disanima e critica della realtà accompagnino la proposta di modelli alternativi in grado di proporre strade concrete per uscire dalla crisi dei nostri tempi. Infine, l’ispirazione cristiana del nostro Istituto richiede una maggiore responsabilità nella scelta degli autori e dei testi. E, generalmente, molti degli autori contemporanei sono fuori da un orizzonte dichiaratamente cristiano anche se spesso, tra le pieghe del racconto, si sente la nostalgia per una speranza di salvezza non abbandonata solamente alla fragile buona volontà degli uomini troppo spesso incapace di resistere al passare del tempo e delle generazioni.
Il personaggio chiave del nostro dramma, il Dottor Mobius, non a caso, si rifugia nella follia per evitare che le sue scoperte nell’ambito della fisica finiscano nelle mani degli uomini sbagliati. Se, infatti, avverte l’autore, “il contenuto della fisica riguarda solo i fisici, i suoi effetti riguardano tutti”. Attraverso un continuo capovolgimento dell’azione scenica, rivelazioni e sempre nuovi personaggi, Dürrenmatt costruisce una dura metafora della nostra condizione nella postmodernità. Una condizione indubbiamente segnata dalla perdita di un orizzonte trascendente entro il quale compiere le proprie scelte, dall’allontanamento del pensiero filosofico da un confronto autentico con la verità dell’esistenza, dal primato dell’economia e della scienza sulla persona, sulla politica e sulla morale, dalla debole profezia di una parte del mondo cristiano. Delle figlie di Mobius, infatti, una ha appena finito di leggere Nietzsche e un’altra vuole fare il fisico. Tra i personaggi troviamo anche il pastore Rose simbolo di una religione imborghesita incapace di credere nei miracoli. Mentre il figlio maggiore, alla domanda rivoltagli da Mobius, cosa vuoi fare da grande, risponde provocatoriamente: “il parroco”. Quasi a ricordare la possibilità di affrontare le problematiche della vita contemporanea con una diversa speranza.
Lo strano caso del Dottor Mobius
Regia Simona Gonnelli. Aiuto Regia: Giovanni Meucci, Alessandro Ricci. Scenografe e costumiste: Serena Naddi, Irene Agnolotti. Interpreti: Federica Bozza, Maria Costanza Aterini, Leonardo Camiciotti, Arianna Damiani, Fortuna Della Monica, Luca Della Tommasina, Gabriele Dini, Rachele Ermini, Martina Fabrizi, Filippo Ferretti, Alessio Giannini, Gabriele Maffoni, Mattia Noferi, Eva Rossi, Chiara Ricci, Matteo Sanesi, Paolo Simoni, Giorgia Trambusti. Allestimento scene: Santiago Cannelli, Alessio Giannini, Francesco Martini, Matteo Sanesi, Chiara Ricci. Compagnia dell’Orsa, Gruppo Scaramuche. Preparazione artistica Simona Gonnelli. Scenografia Serena Naddi. Coordinatore Giovanni Meucci. Presentazione Bruno Meucci.
I biglietti di ingresso si acquistano presso l’Istituto “Marsilio Ficino” in orario scolastico e, la sera dello spettacolo, al botteghino del Teatro. Il ricavato sarà devoluto in beneficenza
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